Cane Tutor®

Cane Tutor® e aggressività

Cosa è un “Cane Tutor”?

Il Cane Tutor® è un potentissimo alleato quando utilizzato nell’ambito della riabilitazione comportamentale del cane. Un cane ben preparato è un ausilio insostituibile una volta che se ne conoscono le potenzialità.
Formare un Cane Tutor non è assolutamente semplice, richiede competenza, studio e sensibilità. Doti che ogni cinofilo dovrebbe avere ma che spesso si perdono in una gestione semplicistica delle problematiche comportamentali.
Un Cane Tutor non è un cane “radiocomandato” anzi, è un cane che ha acquisito, nei tempi e nel modo corretto, le competenze che gli permetteranno di essere utile ed efficace nel ripristinare i pattern comportamentali corretti nel cane paziente.

Ogni cane può essere un Cane Tutor®?

Ovviamente no! 

Francesco Sacco è TITOLARE del metodo rieducativo ed i soli cani abilitati a lavorare all’interno di questo ambito sono presso il Centro Cinofiilo omonimo in provincia di Pescara.

Oggi va molto di moda asserire di avere un “cane tutor”; meno risaputo è che nel recupero comportamentale non sono previsti solo i cani, ma anche l’intervento dell’uomo, il quale lavora all’interno di un protocollo preciso e stringente che, senza la preparazione adeguata, metterà in pericolo voi e il vostro cane, a VOSTRE SPESE.

Ribadisco che quando si parla di Cane Tutor®, non si parla semplicemente “del cane”, ma di un concerto ben preciso, di cani altamente addestrati, di strumenti appositi e di OPERATORI formati in anni di studio e pratica che attuano insieme un protocollo ben definito, replicabile, con la finalità di ripristinare i comportamenti e le reazioni normali nei cani pazienti.

Serve una predisposizione naturale del cane a svolgere questo tipo di attività, serve una enorme stabilità emotiva e, fondamentale, serve un conduttore capace di valutare in ogni momento lo svolgersi del lavoro e che prevenga ogni possibile situazione di rischio per il cane paziente e per il Cane Tutor®.

L’attività non deve mai superare determinati livelli di stress per il cane paziente e per il Cane Tutor®. È un lavoro in cui tutti (cani, umani e setting) hanno un ruolo determinante. Per questo motivo il tecnico dovrà essere estremamente capace nel garantire la salvaguardia e il benessere di tutti gli attori di questo concerto.

Si, perché questo tipo di lavoro è un concerto fra Cane Tutor®, cane paziente e tecnico, che metterà i cani nella migliore condizione possibile per trasmettere competenze e recepirle.

Per quali problematiche è utile utilizzare un Cane Tutor®

L’utilizzo del Cane Tutor® accelera estremamente i processi di recupero comportamentale nei casi di cani fobici e con problemi di aggressività intra e interspecifica (cane vs cane, cane vs uomo).
Molto spesso l’aggressività è l’espressione di un istinto o reazione emotiva ad un evento frustrante o da cui il soggetto si sente minacciato ma dare una definizione univoca dell’aggressività è veramente complesso.
Trattandosi di un concetto polisemico e multifattoriale. I significati sono veramente molti, tanto che in letteratura troviamo più di 250 definizioni differenti di aggressività1.
Tra gli umani, specialmente nei suoi aspetti ritualizzati, può essere un’espressione culturale direttamente collegata a costumi e ambienti. Può essere in altri casi espressione di un disagio sociale nel quale le condotte aggressive  sono da interpretarsi come epifenomeno.
Anche nei cani troviamo numerose ritualizzazioni che ruotano attorno all’aggressività e che permettono ai cani di non doversi scontrare continuamente per gestire le risorse, lo status o i rapporti sociali.
Una volta che l’ordine gerarchico si è costituito, lo status sociale viene ribadito per mezzo della manifestazione ritualizzata di comportamenti sia agonistici (che non necessariamente implicano elementi di aggressività), che affiliativi2.
Volendo dare una definizione puramente biologica potremmo definirla: una componente del comportamento normale che in forme differenti, a seconda dei finalismi da raggiungere e degli stimoli che la suscitano, viene messa in atto per rimuovere o superare qualsiasi minaccia all’integrità fisica e/o psichica, garantendo la salvaguardia del singolo e della specie, non risultando necessariamente, eccetto nell’aggressività predatoria, nella distruzione dell’oppositore3.

Perché usare un Cane Tutor nella riabilitazione comportamentale del cane?

Perché la comunicazione fra cani è semplicemente diversa da quella fra esseri umani, quante volte ci chiediamo cosa vuole comunicarci il nostro cane? Cosa starà pensando?

Soltanto un cane può far comprendere ad un altro cane l’importanza dell’uso di determinati meccanismi di comunicazione, molti dei quali, fra l’altro, sono al di fuori delle nostre possibilità per motivi fisici e biologici.

Il cane apprende le basi della comunicazione nel primo gruppo sociale di cui farà parte, la sua famiglia, con i suoi cospecifici.

Come possiamo definire che la vita di gruppo è resa possibile da una struttura sociale fondata dall’ordinamento gerarchico4 questa non può attuarsi senza un sistema di comunicazione efficace e il primo passo in questa direzione viene affrontato dai cuccioli fra la terza e l’ottava settimana di vita (socializzazione primaria intraspecifica)5.

A contatto degli adulti, principalmente per imitazione e grazie al gioco, i cuccioli imparano a emettere dei segnali in un contesto adeguato, apprendendo anche la contingenza tra la loro emissione e la risposta dei compagni6.

La comunicazione tra i cani è multimodale, cioè implica l’uso simultaneo o sequenziale di diversi canali moto-sensoriali (visivi, olfattivi, uditivi e tattili) e tale comportamento comunicativo può essere visto come un efficace sistema che consente ai membri del gruppo di sincronizzare le attività7.

Perché usare un cane tutor nella riabilitazione comportamentale del cane?

La comunicazione olfattiva riveste un ruolo importante nelle relazioni sociali di molte specie di mammiferi8 e una comune forma consiste nel rilascio di feromoni nell’ambiente circostante, attraverso specifici secreti ghiandolari o per mezzo della deposizione di feci e urina9. La marcatura per mezzo degli odori può avere numerose funzioni, comunicando informazioni riguardanti l’età, il sesso, lo stato riproduttivo e lo status sociale10. Mykytowycz (1968) fu uno dei primi a sostenere che la marcatura potesse avere un ruolo nel comportamento territoriale dei mammiferi: questa consentirebbe agli intrusi di individuarne il “proprietario” e di evitare inutili conflitti, con conseguente vantaggio per entrambe le parti. Quindi, la marcatura rappresenterebbe una strategia economica per la difesa territoriale, correlata al rango di dominanza11.

Nel mondo animale è evidente l’evoluzione di una semiotica particolarmente organizzata e sviluppata su tanti media, tanto che Sebeok12 parla di una semiotica peculiare del mondo animale, battezzata zoosemiotica.

Definite queste premesse dobbiamo renderci conto dell’universo olfattivo del cane, che ha una mucosa olfattiva circa 50 volte maggiore di quella dell’essere umano.

Un cane ben allenato sappiamo che può riconoscere i melanomi oppure gli adenocarcinomi solamente annusando il fiato del paziente, questo dovrebbe darci un indice delle potenzalità olfattive.

Appunto dobbiamo tenere conto di tutta quella che è la comunicazione legata ai semiochimici (o chemiosegnali) che possiamo dividere in quattro grandi famiglie.

Feromoni: sono quelli di cui più spesso sentiamo parlare (spesso in modo incorretto) quando si tratta dei cani. Vengono prodotti da ghiandole esocrine degli organismi viventi e generano comportamenti e reazioni fisiologico-comportamentali in individui della stessa specie che ne vengono a contatto.

E poi abbiamo tutti gli allelochimici che si dividono in allomoni, cairomoni e sinomoni, questi hanno effetto interspecifico (quindi fra specie diverse) e in alcuni casi anche fra regni diversi (animale e vegetale).

Quali studi ci sono alla base?

In tutte le specie animali lo scontro diretto fra simili è sempre un processo rischioso, raramente viene messo in atto e ancora più raramente viene spinto fino al ferimento o l’eliminazione dell’avversario.
Solitamente ci troviamo di fronte a questi comportamenti quando sono minacciati il benessere o la sopravvivenza dell’individuo.
Nel cane invece spesso troviamo comportamenti aggressivi ingiustificati da questi fattori, ma che comunque restano pericolosi per la società, per le persone e gli altri cani, e che diventano limitanti per il cane e per la sua famiglia.

Molto spesso nel mio lavoro con i cani aggressivi difficilmente ho incontrato cani che fossero veramente cattivi, o che volessero aggredire le persone senza motivo, invece mi son trovato di fronte spesso delle forti carenze in ambito comunicativo, relazionale e in generale parecchie insicurezze.
Ecco, se vogliamo semplificare estremamente il Cane Tutor® è un cane che ha svolto un percorso di addestramento incentrato sull’elicitazione delle skills comunicative e relazionali, e che ora è in grado di trasmettere queste competenze ai cani con cui interagisce.

La parte più complessa nella formazione di un binomio Cane Tutor-Conduttore è proprio la formazione di quest’ultimo che avrà come riferimento esclusivamente il suo cane, del quale dovrà conoscere nel dettaglio lo status sociale e tutte le sfumature della comunicazione.
Volendo concepire la comunicazione posturale (e chimica) come un linguaggio, non possiamo fare a meno di prendere in considerazione tutto ciò che costituisce un “messaggio”12.
Ogni soggetto avrà sfumature diverse nella comunicazione e nelle interazioni per questo è complesso descrivere un manuale che vada bene su tutti, seppure tanti movimenti e posture sono stati codificati negli anni da etologi e ricercatori, parliamo dei Calming Signals codificati da Turid Rugaas alla fine degli anni ‘80 e le successive ricerche a riguardo.14 

“Quando si esamina la partecipazione dell’individuo all’azione sociale (e comunicativa), dobbiamo renderci conto che, in un certo qual modo, egli non partecipa come persona totale, ma piuttosto in termini di una specifica funzione o veste, oppure di un particolare status sociale; in breve di un sé particolare” (Goffman, Il rituale dell’interazione, p. 57)

Inoltre mentre ci prepariamo a intraprendere questo percorso è necessario definire in maniera corretta  tutte le componenti della comunicazione (contesto, referente, rumore, feedback e ridondanza.15
Spesso mancano interi pattern comunicativi, sia a livello posturale che chimico, incapacità nelle marcature olfattive (spesso cani con queste lacune continuano a marcare con modalità infantile anche da adulti, oppure preferiscono marcare soltanto in luoghi sicuri come giardino privato o all’interno dell’abitazione, o comunque nei quali non dovrebbero interagire olfattivamente con nessuno).
Questa carenza di competenze comunicative spesso provoca l’effetto di avverare la peggiore delle risposte da parte del cane in una sorta di effetto Rosenthal16 nel quale il cane è in balia del contesto senza avere la capacità di intervenire e modificarlo in alcun modo. 

Le profezie che si autoavverano sono state riassunte in sociologia da William Isaac Thomas “se gli uomini definiscono le situazioni come reali, esse saranno comunque reali nelle loro conseguenze”. La stessa cosa è ugualmente valida anche per i cani, nel momento in cui un cane si comporterà come se fosse realmente in pericolo, (quindi ringhiando, abbaiando, cercando di mordere l’altro per difendersi) genererà reazioni difensive in chi lo circonda (un persona magari si difenderà con un bastone, un cane mostrerà a sua volta i denti, assumerà una postura di scontro), e queste che non faranno che confermare nel primo cane il fato che realmente era in pericolo.

Purtroppo come molti altri questo è un meccanismo che si autoalimenta, in un circolo vizioso che non farà altro che confermare al cane che il modo è pericoloso e che lui deve difendersi, sempre più strenuamente, fino all’ultima goccia di energia. Inoltre senza un intervento esterno che possa aiutare il cane a comprendere la realtà della situazione e l’inutilità delle sue reazioni, difficilmente avremo una regressione dei comportamenti aggressivi.  

Il cane con cui dovrà venire a contatto dovrà essere un cane che ha la sua competenze emotive e relazionali ben strutturate, per non soffrire delle interazioni, anzi per provarne una sorta di realizzazione alla fine del lavoro nell’aver aiutato l’altro.
Come definisce Goffman17 le strategie degli individui negli incontri sociali sono tese a controllare la definizione della situazione, perseguendo due scopi: farsi un’impressione sugli altri, controllare e influenzare le impressioni che gli altri hanno di noi (durante la comunicazione si instaurano dei rapporti di ruolo nella società).

Per questo la relazione del Cane Tutor® con il suo tecnico è estremamente importante, e non potrà essere una persona a caso, ma il conduttore sarà la persona con la quale il cane si è formato e con cui farà anche attività esterne al tutoraggio.

Soltanto cani estremamente ben socializzati riescono a non avere reazioni di difesa di fronte a cani fobici o che hanno reazioni aggressive dovute alla paura, ecco perché un Cane Tutor® deve essere prima di ogni altra cosa un cane estremamente competente nella comunicazione, nelle interazioni e nella lettura dell’altro.

Questa lunga e forse un po’ troppo tecnica presentazione spiega a grandi linee cosa si cela dietro la preparazione di un Cane Tutor® e del suo conduttore.

Un lungo percorso di studi che porta alla formazione di un cane che sia in grado di ripristinare i comportamenti comunicativi e relazionali in un cane paziente, che verrà selezionato per operare in determinati ambiti in base ad una valutazione approfondita del cane paziente, alle proprie caratteristiche caratteriali18 (introversione/estroversione), alla propria resilienza e stabilità emotiva e alla relazione con il proprio conduttore.

Bibliografia di riferimento1 Harre et al, 1983
2 Bonanni et al., 2010/a
3 Valzelli ’95
4 Mege et al. 2006
5 Scott e Foller 1974
6 Mege et al., 2006
7 Csa´nyi 2000
8 Johnson, 1973
9 Kleiman, 1966
10 Johnson, 1973
11 Ralls, 1971
12 Sebeok, T. A., 1968, Animal Communication, Bloomington, Indiana University Press; tr. it. Zoosemiotica. Studi sulla comunicazione animale, Milano, Bompiani, 1972
13 Shannon e Weaver 1949
14 -Beerda B, Schilder MBH, van Hoof JARAM et al.: Behavioral, saliva cortisol and heart rate responses to      different types of stimuli in dogs. Applied Animal Behaviour Science 58:365-381, 1998.
  -Beerda B, Schilder MBH, van Hoof JARAM et al.: Manifestations of chronic and acute stress in dogs. Applied Animal Behaviour Science 52:307-319, 1997
  -Mariti C, Gazzano A, Moore JL et al.: Perception of dog stress by their owners. Journal of Veterinary Behavior: Clinical Applications and Research 7(4):213-19, 2012
15 Paul Watzlawick, J. H.Beavin e D. D. Jackson 1967, Goffman, Roman Jakobson ‘60
16 Rosenthal, R.& Jacobson, L. (1968). Pygmalion in the Classroom. The Urban Review, 3(1), 16-20
17 Interaction ritual: Essays on face-to-face behavior, 1967
18 Carl Gustav Jung “I tipi psicologici” 1921

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